giovedì, novembre 20, 2008

Vecchi appunti del mese di giugno 2008

Si tratta di cose risalenti a sei mesi fa ma ancora attuali.


I passaggi strutturali del nuovo assetto geoeconomico e le sue sfide

Crisi: i suoi fattori

Il passaggio determinante ad un altro assetto mondiale, o meglio, ad un altro percorso di sviluppo evolutivo delle relazioni geoeconomiche e sociali mondiali


L’energia: ogni “svolta” storica è sempre stata segnata da mutamenti strutturali nell’uso delle diverse fonti energetiche [forza umana, animale, acqua, fuoco-legna-disboscamenti, vento, fino ai sempre più veloci susseguirsi dell’uso delle fonti di energia fossili (torba, carbone, petrolio, gas) etc.]


Centralizzazione contro decentralizzazione sul territorio


Modularizzazione produttiva spinta al massimo1.

Questo esige però una massa di trasporti enorme e particolarmente articolata: la cosa pone problemi, specie in una fase di alti costi energetici per il trasporto.


Si sta accentuando la polarizzazione tra produzioni modularizzate e con accesso al mercato di fornitura globale e quelle “locali”.

Il fatto è degno di attenzione anche perché in Italia il settore della nostra meccanica si è integrato al livello internazionale più elevato, con triangolazioni Germania-Cina-Paesi delle’Est, e cresce trainando l’export italiano, mentre restano al palo le produzioni sempre più legate al vecchio “made in Italy” e sempre più “locali” come fornitura e tecnologia.

In questo senso, il discorso di Alberto sulla “biodiversità dei territori” da mettere al centro della riflessione, irrigandola con relazioni esterne e facendone emergere le capacità di integrazione, è veramente strategico oltre a fornire una misura di lettura delle trasformazioni in atto a livello geoeconomico mondiale. Non è un caso che sia stata proprio la grande massa dei “numeri” della Cina a far emergere le sue potenzialità “territoriali”, comprese le diverse “vocazioni” produttive nascoste.2


In questo quadro la crisi energetica si accompagna alla crisi da materie prime a cui ora si aggiunge quella di tipo alimentare.

Dire che ci sono sottostanti dei processi speculativi in realtà non vuole dire nulla, se non che questa è la prova del livello di integrazione e di interdipendenza dei fenomeni sociali ed economici, territoriali e geopolitica, che stanno venendo al pettine.



La finanziarizzazione, il market value, i nuovi (ormai vecchi) modelli di gestione del rischio-credito, la cosiddetta Fabbrica del Fee,


Sembra che un altro metro di interpretazione possa essere il decentramento contro la centralizzazione, o meglio, un nuovo mix tra queste due forze e schemi.

Si potrebbe infatti applicare sia all’energia, all’agricoltura (rimettendo, sia pure con forme nuove, al centro la produzione di qualità nei paesi travolti dalla centralizazione delle produzioni e dall’uniformità delle colture, richiamando in auge la biodiversità come ricchezza economica contro l’appiattimento centralizzato e impoverito delle produzione a tutto grano, tutto mais, tutto caffè, etc.), fino a sistemi di riciclaggio di tutte principali materie prime (rame, oro, platico, alluminio, etc.). In Giappone sono già cominciate le operazioni di riciclaggio di alcuni materiali (oro, rame e platino) dai rifiuti elettronici. Lo stesso sta cominciando a fare anche la Cina.


Questo non va a discapito, anzi, dell’utilizzo di nuovi materiali quali quelli che possono venire dalla ricerca nano-tecnologica.


Organizzazione dei servizi e delle imprese basate su una burocrazia “leggera”.




Cina:

la tecnologia. Come cambia, se cambia, il modello di produzione (minore composizione tecnica del capitale, meno capitale più forza lavoro qualificata3)


non dimentichiamo, come sottolinea Arrighi, che ne fa la base del suo ragionamento, che il concetto di impresa a rete, che sembrava di origine giapponese, in realtà risale alla Cina dei Song e alla “diaspora” cinese nell’area Indonesia, Malesia, etc. che governavano i flussi commerciali di tutta l’area proprio con strutture ramificate.


Al tempo stesso la Cina sta acquisendo tecnologia in tutti i modi4, soprattutto “trainata” dall’espansione commerciale più che dalla ricerca tecnico scientifica stessa, anche se sta comunque rafforzando l’area della ricerca di base, dalle biotecnologie alle ricerche spaziali.


Ma soprattutto si avrebbe una fortissima applicazione di “ricerca” tramite l’imitazione più spinta, fino alla pirateria elevata al cubo, di tecnologie intermedie, del tipo classicamente “incrementale”.

Questo denota comunque una capacità di “conoscenza tacita” di dimensioni estremamente elevate, se in due soli decenni imprese nate praticamente dal nulla5 (le famose “imprese di villaggio”), sono in grado di produrre processi di copiatura così spinti.





1 Vedere il testo di Alberto sul Polo Tecnologico di Bologna, che affronta questo tema.

2 Ne è un segno lo stupore con cui Deng Hsiao Ping e la dirigenza cinese accolse la nascita spontanea proprio delle imprese di villaggio e di contea. Anche Ted Fishman, “Cina Spa”, pg. 80 sui meccanismi iniziali (imitativi e di memoria) dello sviluppo cinese.


3 Indicato da Arrighi, in “Smith in Cina”, che lo riprende da un articolo del Boston Consulting Group (Hout & Lebreton, “The real contest between America and China”, 2003), dove si sostiene che, a differenza di quanto avvenuto con il Giappone una generazione addietro, che aveva re-inventato la manifattura attraverso il controllo di qualità e il continuo incremento migliorativo, la Cina sta de-inventando la manifattura attraverso la diminuzione di capitale investito e la re-introduzione di profili qualificati di forza-lavoro. Il risultato sarebbe maggiore capacità manuale e artigianale, una minore complessità nei processi di produzione e spesso un tempo minore dal design alla produzione.

4 Vedere James Kynge, “Frullati dalla Cina”, 2007, Newton Compton.

5 Veder Hutton sull’argomento

1




C'è un altro argomento che si intreccia pericolosamente con la crisi del petrolio, il mutamento climatico, i processi di urbanizzazione, l'uso sempre più "intensivo" di acqua richiesto dalle tecnologie dell'agricoltura monocolturale e OGM.

Il tema è l'acqua e la sua scarsità sempre più evidente (vedi anche l'articolo di Rampini sulla Cina in Repubblica del 19.06.2008).



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