martedì, giugno 20, 2006

Altro flash di numerini...

Giusto per non perdere l'abitudine, perché i numeri posono dire molto.
Gli investimenti fissi in Cina, per il 2006, saranno pari a 1.300 miliardi di dollari, che è più del 50% del loro PIL (calcolato sempre ai tassi di cambio di mercato espresso in dollari).
Quelli USA, che è pur sempre la più grande economia del mondo, saranno pari a 2.300 miliardi di dollari (17% del PIL USA).
In altre parole, gli investimenti di Cina (il cui PIL è pari al 18% di quello USA) sono SOLO il 60% degli investimenti fissi USA.
Dal 2000 al 2005, gli investimenti Cina sono passati da 400 miliardi a 1.100 miliardi di dollari, il 70% in più rispetto alla crescita, per lo stesso periodo degli investimenti USA, pari a 400 miliardi di dollari.
La fonte di questi dati è Morgan Stanley, per la precisione sono citati da S. Roach, chief economist della stessa.

I guadagni ottenuti dai salari in USA, negli ultimi 4 anni di ripresa economica, si sono fatti di nebbia mentre cresceva l'inflazione.
O meglio, anche la piccola crescita dell'inflazione che si è registrata, è stata sufficiente ad erodere il potere di acquisto dei salari.
Una crescita economica di cui hanno beneficiato solo il decile più alto (con redditi di oltre 184.000 dollari anno) delle retribuzioni.
la crescita di questo parte alta dei redditi USA ha tenuto su la media di 1,6% oltre l'inflazione, ma i soldi se li sono tenuti tutti loro. Medi e piccoli redditi (pari al 90% delle famiglie) hanno perso lo 0,5% del potere di acquisto tra il 2001 e il 2005, mentre il 10% ha guadagnato il 2,3%: la media è appunto pari a + 1,6%.
La fonte di questi dati è il Labour Department USA.

Nello stesso periodo i posti di lavoro sono cresciuti di 3,7 milioni di unità e il tasso di disoccupazione è ora al 4,6 % (maggio 2006).

Insomma, una crescita con salari fermi, anzi declinanti, e una esplosione dei profitti delle imprese USA come non si verificava da decenni: il paradiso per chi, come l'OECD ritiene che vi sia un'unica via per lo sviluppo: bassi salari e a casa appena si starnutisce.

Naturalmente, sembra che il 60/70% dei polls americani sondati recentemente "non sembra gradire"...come mai?

La fonte di questi polls è citata da Bloomberg.com, 19 giugno 2006.

I prossimi post saranno sulla scientificità delle teorie economiche ortodosse e sul concetto di valore economico. Questo sta diventando solo "immateriale"???

Ciao

lunedì, giugno 19, 2006

il vecchio mondo dell'informazione tv si isterilisce

"...le reti multiple dell'oggi sono il medium più adeguato a rendere conto di una diversità che spaventa molti, ma che invece è il benessere e la felicità che forse ci aspettano".

Tratto da BLOG, supplemento al Manifesto di domenica 18 giugno 2006

titocasali

titocasali

"...le reti multiple dell'oggi sono il medium più adeguato a rendere conto di una diversità che forse spaventa molti, ma che invece è il benessere e la felicità che forse ci aspettano"

tratto dal supplemento BLOG al Manifesto di domenica 18 giugno 2006

domenica, marzo 05, 2006

Piccolo promemoria per ricordare che i numeri, non sempre ma spesso, hanno un peso che va oltre le parole pronunciate da alcuni politici, specie di destra, e dai loro entusiasti sostenitori che vivono solo per e sui mass-media.
Bush, Presidente degli Stati Uniti, solo quindici giorni fa annuncia, "urbi et orbi" che gli Usa devono "affrancarsi dalla dipendenza drogata dal petrolio". Che, guarda caso, viene soprattutto dal Medio Oriente.
Per questo motivo vanno incentivate le energie rinnovabili. E annuncia, rombante, la crescita del 22% dei fondi destinati a questo obiettivo.
Da spellarsi le mani negli applausi se questa dichiarazione altisonante, pronunciata ovviamente davanti alla tv e al Congresso Usa, avesse un qualche fondamento reale.
Vediamo, appunto, alcuni numeri.
Miliardi di dollari in budget per la ricerca sulle energie rinnovabili, anno fiscale 2005, dal Congresso Usa: 1,8 miliardi di dollari.
Spese realmente messe a budget dall'Amministrazione Bush per lo stesso anno: 638 milioni di dollari, solo un terzo.
Inoltre sono stati tagliati 28 milioni di dollari e quindi licenziati 32 ricercatori al National Renewable Energy Lab, il centro di ricerche che porat avanti proprio le ricerche più avanzate nel settore delle energie rinnovabili.
A seguito della figuraccia fatta, l'Amministrazione Bush ha riallargato i cordoni della borsa per un importo pari a soli 5 milioni di dollari. Che ha permesso di riassumere alcuni, solo alcuni, dei ricercatori in precedenza licenziati.
Fonte per questi dati: Register-Guard, Congressional Budget Office.
Perché i numeri abbiamo un senso compiuto è inoltre necessario che si facciano opportuni confronti.
Spese finore sostenute per la guerra in Iraq: 266 miliardi di dollari.
Fonte: Congressional Budget Office, "The economic costs of the Iraq war: an appraisal tree years after the beginning of the conflict", articolo di Linda Bilmes e J.Stiglitz presentato alla ASSA meetings di Boston, gennaio 2006.
S
pesa affrontata da una singola impresa automobilistica per portare un NUOVO modello di auto sul mercato, dalla progettazione alla struttura delle linee di montaggio, marketing, etc.: 1.000 milioni di dollari.
Fonte: qualsiasi giornale specializzato in automotive, da Quattroruote agli inserti di Repubblica sull'auto.

Questi numeri si commentano da soli.
La propaganda parolaia va bene sulla tv e davanti agli elettori: i numeri reali presentano un altro mondo. Il rapporto tra spese per la ricerca in energie rinnovabili e il costo di un solo nuovo medello di automobile, resta inferiore a uno. Metre la guerra in Iraq costa circa 400 volte di più.

Altra notizia, di complemento.
La Cina ha appena approvato un programma di incentivazione alla ricerca scientifica e tecnologica per i prossimi 15 anni, diciamo quindi per il 2020. Obiettivo è raggiungere una spesa pari a oltre il 2,5% sul Pil. Oltre quanto avviene in Usa e in Europa.
L'Italia spende meno dell' 1%.
I settori e le discipline coinvolti: aero-spaziale, information technology, genetica, energie rinnovabili. Attualmente la Cina "produce" circa 500.000 laureati all'anno in materie scientifiche: fisica, chimica, informatica, eletronica, biologia molecolare.
Ha già 750.000 ricercatori in campo scientifico.

In Italia guardiamo le partite di calcio, eleggiamo al Parlamento personaggi che fanno i presidenti di squadre di calcio, guardiamo il festival di Sanremo, e ci estasiamo davanti ai "grandi" risultati ottenuti da Berlusconi in Europa e in Usa. E ci crediamo.
Auguri.


mercoledì, febbraio 08, 2006

Mercato del lavoro in Usa, Japan e Europa soggetto a quello che viene chiamato "arbitraggio": cioé livellamento determinato dai processi di globalizzazione.
In realtà il punto vero è che negli ultimi cinque anni i redditi da lavoro sono calati come quota sul PIL fino ad un punto che non era mai stato visto nei precedenti periodo di "ripresa" avvenuti dopo la seconda querra mondiale. I redditi da capitale sono invece cresciuti fino ad una quota mai vista.
Mi pare sia stato Marcello De Cecco: che abbia recentemente scritto che Keynes aveva preconizzaro la fine dei "rentiers" a favore delle classi produttive. Sembra invece che stia avvenendo il contrario. Almeno nei paesi altamente sviluppati. Anche se pare che cominci a profilarsi una certa "fragilità" nella produzione di laureati in scienze: dalle spiagge della California a quelle di Marina di Massa, tutti precari. A parte i rentiers e gli agenti immobiliari. Oltre ai soliti produttori di finanza (quale?). I ricercatori resteranno in Cindia.

martedì, gennaio 17, 2006


Nel mio primo post ho detto che mi occupo di tante cose. Una di queste, e non certo l'ultima, riguarda la promozione delle opere di Emma Casali Montanari.
Di lato si può vedere un piccolo cenno di un suo dipinto del 1972.
C'è un sito, un work in progress naturalmente, che ne illustra arte e vita:
www.emmamontanari.altervista.org
Libri da leggere in fretta e da assimilare bene:
Beyond Oil di Kenneth Deffeyes
Energy at the crossroads di Vaclav Smil

Dovrebbero essere letti da tutti coloro che sono stati indotti a crede alle poanzane distribuite a man bassa dall'industria petrolifera e dall'eNI, FINO DA QUEST'ESTATE, sulla presenza di enormi quantità di petrolio ancora da trovare e da sfruttare.

In realtà il tempo ormai stringe. Forse non esiste più un piano B.
O forse occorre cominciare a pensare. E bene.