giovedì, maggio 28, 2009

Nulla sembra ancora cambiato nel comportamento delle strutture finanziarie

Sembra che poco sia cambiato nel comportamento delle strutture finanziarie. Uno degli indicatori di questa situazione potrebbe essere proprio la proposta delle grandi banche Usa di cominciare a restituire i soldi ricevuti per sostenere la loro solvibilità. Questo passo non sarebbe motivato da una situazione risanata, ma dalla volontà di avere mani libere per ricominciare a dare i soliti bonus ai manager per incentivarli ad operare di nuovo come in precedenza: leva finanziaria su prodotti che possono riportare profitti a breve (futures, derivati vari, etc.) ma nulla verso le imprese e il sistema dell'economia reale.

Sembra quindi che il sistema sia proprio incapace di cambiare rotta. D'altra parte come sottolineato oggi da un articolo di Brooksley Born, i personaggi che a suo tempo (1999) si opposero fieramente ad una regolamentazione del mercato dei derivati, furono proprio Greenspan, Summers, Rubin...(e purtroppo gli ultimi due sono nello staff di Obama...).

Un esempio di come sia ripartito sotto le stesse insegne il circo Barnum di sempre è dato dal prezzo del petrolio e dai futures sul gas ad un anno:

- il petrolio cresce da 38 dollari a 60 in presenza di:

- calo dei consumi elettrici del 3,5% (5% a livello dei paesi industrializzati): non è mai successo dalla fine della II Guerra Mondiale, neanche all'epoca delle due crisi petrolifere (1973 e 1979)

- tanks ricolmi di petrolio, affittati e "parcheggiati" in attesa perché non sanno più dove metterlo

- riserve strategiche di petrolio e di prodotti raffinati a livelli mai visti

Questo cosa significa? Quantomeno che, se l'effetto di amplificazione non viene "limato", non appena ci saranno segnali veri di ripresa, il prezzo del petrolio e delle derrate alimentari, saranno già enormemente elevati (anche in presenza di una scarsità reale, e di investimenti sui nuovi giacimenti in calo rispetto al 2008 di 100 miliardi di dollari) e ripartirà inflazione, tassi alti, e la ripresa richinerà la testa di nuovo.
Uno "Stop and Go" che continuerà a lungo.

Nel frattempo le speranze di un processo di sostituzione di energie da fonti rinnovabili può diventare evanescente davanti alle rigidità degli interessi contrari, alla diminuzione degli investimenti già pari nel settore ad un - 38% rispetto al 2008.

Insomma, il passaggio ad un possibile nuovo assetto evolutivo dell'economia e della società sembra in fase di blocco, accentuando così i rischi di collassi epocali sociali ed umani.

Tra l'altro, i prezzi delle case sono di nuovo crollati in Usa così come le nuove costruzioni.
A questo proposito, c'è un bel libro di Orlean "DE L’EUPHORIE À LA PANIQUE :
PENSER LA CRISE FINANCIÈRE" in cui viene analizzata la cecità strutturale della finanza, e dei suoi assoluti fondamenti NON SCIENTIFICI, ma solo imitativi etc. davanti alla nascita e crescita delle bolle. Di quella immobiliare in primo luogo: 30 trilioni di dollari ne è stata la dimensione, pari al PIL dei paesi industrializzati.

Anche in Italia forse siamo arrivati alla fine di un ciclo lungo, relativo al settore immobiliare:
- sta finendo il processo di diminuzione del numro di appartenenti a nuclei famigliari: difficile andare sotto
- quindi sta per diminuire la richiesta di ulteriori case abitative
- avendo sempre meno figli, diminuisce anche la necessità di avere ambienti più grandi
- pare che negli ultimi 10 anni si siano costruito qualcosa come 22 metri cubi all'anno per persona nel nostro paese: una mostruosità (dati Istat recentissimi)
- l'arrivo di nuovi immigrati non può, ancora per un decennio almeno, sostenere la richiesta di acquisto di nuove case
- è anche probabile che l'arrivo di immigrati non sia in grado di sostituire la diminuzione della popolazione dovuta al raggiungimento del punto in cui il numero elevato e crescente di popolazione anziana comincerà a diminuire velocemente per l'accumulo dei decessi.



Forse il ciclo lungo cominciato

Nessun commento: