martedì, aprile 28, 2009

Alle considerazioni di ieri aggiungiamo:

- dall'intervista a Squinzi (Federchimica) si desume che c'è una crescita della domanda di etilene (che è un precursore di tutta la filiera della chimica), ma con l'annotazione che le imprese stanno recuperando le scorte

- che vede una ripresa lentissima per tutto il 2010 e una situazione tranquilla a partire dal 2011-2012 (per il suo settore)

- finché non ci sarà una ripresa della domanda degli Usa, sarà molto difficile ci sia una ripresa degna di tale nome

E qui entriamo nel centro della questione: i consumi. Come fanno a riprendere i consumi al ritmo forsennato degli anni precedenti se non si RADDRIZZA il grande disequilibrio dei redditi? cioé se le classi meno pagate e relativamente impoverite, che hanno vissuto di una componente del reddito fondato sulla carta (che presumibilmente non ci sarà più) a sostenere la propria domanda, non avranno più la ILLUSIONE DI RICCHEZZA precedente, da dove trarranno le risorse per CONTINUARE a consumare come PRIMA?

Non dimentichiamo che anche il PIL probabilmente è stato sopravvalutato (vedi Luciano Gallino, Op. cit. pag. 13), e che quindi si è trattato in gran parte di crescita NULLA.
Ciò che è cresciuto è stato sicuramente la QUOTA di PIL assegnato alla rendita e ai profitti, a livello mondiale e nei singoli stati.

Inoltre, e ancora più profondamente, se le imprese quotate nelle Borse mondiali, hanno "marciato" [perché spinte dai processi di finanziarizzazione dell'impresa, che richiedeva che tutti gli elementi componenti dell'impresa rispondessero a criteri di contrattualità, che fossero ciascuno valutati in confronto ad analoghi componenti appartenenti alla concorrenza in qualunque parte del mondo e "cassati e dismessi" se non erano a quel livello, anche se andavano a gonfie vele...perché dovevano obbedire ai criteri imperanti e richiesti dai Fondi Pensione e Istituzionali vari che ne detenevano ( e ne detengono le quote principali)] a ritmi pari al 15% anno tra profitti, dividenti distribuiti, aumento di valore di Borsa, quindi ben al di sopra del 2% in media di crescita del Pil, come faranno ora a "riprendersi" dal momento che la differenza tra i due rendimenti era ed è TUTTA FITTIZIA; di carta?

Questo vuole semplicemente sottolineare che le imprese si sono trasfromate in un mero nesso di contratti, completamente finanziarizzati (il caso Enron ne resta un emblema).

Per le ultime considerazioni si deve vedere il bellissimo libro, appena uscito, di Luciano Gallino "Con i soldi degli altri", per l'editore Einaudi.

Se non si hanno risposte a queste domande, temo che si parli di aria fritta.


Nessun commento: