martedì, aprile 28, 2009

Riporto un articolo uscito su Affari e Finanza di Repubblica del 27 aprile 2009, che in linea di massima approvo:

FOCUS

Crisi, la frenata non è una ripresa

REF (WWW.REFONLINE.IT)

Nel corso delle ultime settimane si è aperto un dibattito fra quanti enfatizzano i primi segnali di stabilizzazione del ciclo economico e quanti sottolineano il mancato superamento degli elementi di fragilità strutturale alla base della crisi, e in particolare le incertezze sul fronte dei bilanci bancari. Gli indicatori congiunturali non aiutano però ancora a sposare una delle opzioni alternative; se è vero che in diversi casi si osservano miglioramenti di alcune variabili legate alla congiuntura – prezzi delle materie prime, quotazioni degli indici di Borsa, indicatori della fiducia delle imprese di alcuni paesi è anche chiaro che i rialzi seguono a una fase di contrazione molto pronunciata. Inoltre, i primi segnali di recupero paiono legati a provvedimenti di politica economica (ad esempio nel caso italiano gli incentivi sull’auto) e non possono ancora rappresentare l’inizio di una fase di inversione in grado di autosostenersi.
In particolare, gli indici di fiducia delle imprese di alcuni paesi stanno migliorando, ma sono ancora su livelli molto bassi. Il segnale che ne deriva è che ci stiamo al più portando verso una fase di stabilizzazione dei livelli produttivi, e questo è evidentemente insufficiente per potere parlare di avvio della ripresa. Questo vale anche perché veniamo da un fase di caduta della produzione talmente ampia da alterare il significato di un eventuale recupero congiunturale. Difatti, soprattutto per molti settori industriali, la dimensione delle perdite di output dell’ultima parte del 2008 e dei primi mesi del 2009 è stata di dimensioni eccezionali. Quindi, se anche la produzione si stabilizzasse nella seconda parte dell’anno vicino al minimo di inizio 2009 saremmo in presenza di una contrazione tale da generare nei prossimi mesi effetti pesanti sul sistema economico: perdite occupazionali, fallimenti di aziende, sofferenze bancarie. Difficile parlare di ripresa in queste condizioni.
Si comprende quindi come il fatto di passare da un crollo del prodotto verso una fase di stagnazione sia tutt’altro che una buona notizia. Una persistenza dei livelli produttivi in prossimità dei minimi toccati durante i mesi passati avvalorerebbe l’ipotesi che la caduta non è stata un fatto episodico, e che i tempi della ripresa sono molto lunghi. Solo un rapido rimbalzo che recuperi in breve almeno parte delle perdite di prodotto subite nei mesi passati, potrebbe indicarci che la fase più difficile sta terminando e che la ripresa ha avuto inizio, ma una tale circostanza non è al momento avvalorata da alcun indicatore. Il rischio è di andare incontro ad una fase di blanda ripresa sostenuta soltanto dagli impulsi della politica fiscale, e destinata ad arenarsi già nel 2010, non appena il sostegno dei bilanci pubblici alla domanda aggregata tenderà a smorzarsi.

Fedele de novellis

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